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P.O.C.A.: il minimo comun denominatore della performance

Avere un atteggiamento mentale positivo è fondamentale per vivere qualsiasi esperienza al massimo. È con la giusta dose di autostima, una definizione accorta dell’obiettivo, la gestione equilibrata della propria comunicazione e la preparazione dell’ambiente idoneo, che è possibile vincere le partite della vita. Raggiungere traguardi importanti, per se stessi o insieme alla propria squadra, è il fine di ogni professionista il quale, per farlo, dovrà sfruttare al meglio le proprie potenzialità, mentre è impegnato a costruire relazioni forti col proprio team.


Di cosa parliamo in questo articolo

  • 1 Costruire relazioni forti: una proposta
  • 2 Da distruttivi a costruttivi
  • 3 Le leve della costruttività in un acronimo: P.O.C.A.
  • 4 P come Performance
  • 5 O come Obiettivo
  • 6 C come Comunicazione
  • 7 A come Ambiente

Costruire relazioni forti: una proposta


Dopo anni di lavoro in azienda e con le persone, ho capito che un ottimo manager è colui che sa cogliere i segnali deboli dell’organizzazione e in base a ciò ridefinire continuamente la rotta. Maggiore sarà il suo rilassamento maggiore sarà la capacità di favorire crescita di se stesso e delle singole persone dei quali si è circondato. Lo staff. Che, ancora, si traduce in gestione dei risultati. Quindi la performance non è dovuta solamente a “duro lavoro”, ma nasce da un insieme di sensibilità caratteriali e tecnologiche che permettono al manager di controllare e bilanciare le variabili, mettendole al servizio di un obiettivo specifico. E sottolineo specifico, perché quando si ha a che fare con traguardi di un certo livello e importanza, non ci si può permettere vaghezza: si deve sapere dove e a cosa si sta puntando, entro quando. Si chiama: “obiettivo ben formato”.

In un ambiente di lavoro è possibile trovare un’umanità molto variegata, formata da persone positive, o per meglio dire costruttive, e persone negative, o meglio, distruttive. L’insieme di queste “interferenze” darà vita al risultato finale. La parola interferenza riporta a una qualità delle onde e delle frequenze:


"QUANDO L’INTENSITÀ RISULTANTE È MAGGIORE RISPETTO A QUELLA DI OGNI SINGOLA INTENSITÀ ORIGINARIA SI DICE CHE UN’INTERFERENZA È COSTRUTTIVA."


In altri termini, se rispetto alle condizioni iniziali si apporta una miglioria, vuol dire che si è riusciti a costruire qualcosa di utile, efficace, maggiore. La tendenza sarà distruttiva nel caso contrario. Per meglio intenderci, se sei in un gruppo dove prevale un pensiero distruttivo, è facile che un’azione o un’iniziativa verrà presto o tardi disattesa. Per distruttività intendo, pertanto, la tendenza a spendere energie per andare in una direzione non coerente con l’obiettivo preposto. Non utile, non efficiente. La stessa cosa succede con se stessi e i propri pensieri. Se la quantità delle affermazioni che continuamente facciamo a noi stessi, il cosiddetto “self-talk” è costruttiva, arriveremo presto o tardi a raggiungere il nostro obiettivo. E’ la nota legge della concentrazione. In termini di quotidianità, queste interferenze in ufficio o nella vita si traducono in colleghi eterni ottimisti o insopportabili lamentosi, in compagni di viaggio logorroici o orsi solitari, e via dicendo.


Da distruttivi a costruttivi


Ora, il fattore discriminante sta nella capacità di riorientare la distruttività in costruttività. Con ogni individuo dovrebbe poter essere possibile adottare adeguate modalità di relazione. Evitare di accondiscendere i lamentosi ad esempio, riorientandoli attraverso domande mirate e “ben formate". O i negativi: piuttosto che lasciarli con piacere a crogiolarsi nel loro pantano mentale, sarebbe più opportuno “incrociarli” a metà strada per rifocalizzarne le azioni. Al personaggio negativo è possibile dare fiducia, incoraggiamento e contenimento adeguati, cercando di trovare le parole giuste per entrare in empatia, anche se non sempre è così semplice. Certe volte è sufficiente una frase di sostegno per sbloccare energie nascoste.

Così come un mental coach si concentrerà sul far prevalere competenza tecnica e tattica, unita a qualità di leadership, allontanando gli atteggiamenti vittimistici, un bravo leader sistemico, che è quel leader che guarda ad un team aziendale come ad un organismo, o meglio ad un sistema fatto di tasselli interconnessi, non dovrà limitarsi soltanto a motivare il suo team, ma saprà guidare al massimo la squadra, gestendo conflitti e crisi, comunicando in modo diretto e convincente le strategie, facendo leva su valori condivisi e gestendo i rapporti con gli altri attori in scena, quali lo staff tecnico, le risorse umane, i manager, ecc. Così facendo, grazie ad ascolto attivo e feedback chiari, è possibile rendersi punti di riferimento a 360° per compagni di squadra e colleghi.

Le leve della costruttività in un acronimo: P.O.C.A.


POCA che sta per:

  • Performance
  • Obiettivo
  • Comunicazione
  • Ambiente

P come Performance


La formula della Performance è nota nell’ambito del coaching aziendale. Viene dal suo ideatore, Withmore, e recita: la Performance (P) è uguale al potenziale (p), meno le interferenze (i). Noi sappiamo che le interferenze possono però essere di tipo distruttivo o costruttivo, per cui “i” diventa il rapporto tra queste onde in contrapposizione. Nella formula P=p-i, allora, il risultato positivo, quello che intende apportare miglioramenti nel sistema, lo darà una maggioranza di frequenze costruttive rispetto alle loro rivali.

La performance è dipende direttamente dall’inibire il rumore nella comunicazione (in noi stessi, tra gli elementi di un gruppo). Il “rumore”, pertanto, è un altro modo di definire “i”. Maggiore è il rumore (che come abbiamo visto deriva dal rapporto tra interferenza costruttiva e distruttiva), minore è la possibilità che si entri in contatto, e quindi si esprima la propria potenza.

Ora, prendersi cura delle performance aziendali presuppone una visione chiara e definita del percorso da intraprendere nell’immediato, con uno sguardo costruttivo al futuro. Un’organizzazione più o meno strutturata, se vuole puntare all’eccellenza, deve possedere una serie di criteri di gestione che mettano al centro la persona, valorizzandone potenzialità e talento. Questo percorso di eccellenza viene decisamente agevolato dall’analisi che un costellatore può fare attraverso un lavoro basato sulle Costellazioni Sistemiche Aziendali. Solo dopo questa analisi, avendo chiari gli elementi costruttivi e distruttivi del sistema, potrà lavorare sulla qualità delle relazioni in modo quasi matematico, grazie all’applicazione della nostra formula, oltre che alla messa in campo della sua preparazione, esperienza, motivazione.


O come Obiettivo


Non possiamo sapere se la nostra azione, e quindi la nostra performance, sarà ottimale se prima non definiamo l’obiettivo. Questo ci serve da riferimento essenziale. Se l’obiettivo è correre i 100 metri in 15 secondi, centrarlo è un’ottima performance per me, ma una mediocre per un atleta alle Olimpiadi. Dipende. Se il mio obiettivo è vivere più serenamente passando tempo di qualità con la famiglia, lavorare 10 ore al giorno per arrivare a guadagnare 100.000€ entro il 31 dicembre del prossimo anno, nonostante la felice somma incassata, può essere comunque considerata una pessima performance.

Stabilita la centralità dell’obiettivo consideriamo che l’impostazione di un qualsiasi lavoro dovrebbe sempre essere strutturata in primis su target a breve, medio e lungo termine e venire condivisa con tutti gli attori in gioco. Sarà nei termini di tempo stabiliti che si potrà agire, seguentemente all’analisi del sistema da parte del costellatore che potrà pertanto agire in relazione alle variabili dell’obiettivo espresso:

  • sulla quantità (correre più km, chiudere più contratti),
  • sulla qualità (tirare con maggiore precisione, chiudere più contratti sopra i 1000€)
  • sulla strategia generale (concentrarsi di più sulla difesa che sull’attacco, dedicarsi a vendere prodotti di un certo tipo, in un certo periodo).

C come Comunicazione


Aspetto decisivo: bisogna coltivare una buona capacità di comunicazione, ingrediente fondamentale se si vuole potenziare la crescita personale come quella di un team. Un noto allenatore di Basket della Gerogetown University, John Thompson, disse: “Voi potete comunicare senza motivare, ma è impossibile motivare senza comunicare”.

Una buona comunicazione si premura di eliminare il rumore nel passaggio dal mittente al destinatario. Ovvero, si assicura che il messaggio venga compreso proprio come è stato inteso. In questo modo si livellano il più possibile i problemi di interpretazione e gli aspetti legati alle interferenze distruttive. In tal senso, la pratica del coaching aziendale suggerisce di fare domande prima ancora di fornire feedback.


A come Ambiente


Porre attenzione all’ambiente di lavoro è l’ultimo dei tasselli fondamentali in mano al coach sistemico. In un’azienda, ambiente si traduce innanzitutto in cultura aziendale che è quell’insieme di regole, valori e azioni condivise che rendono possibile un’efficace interdipendenza.

Il clima nel quale agisce tale cultura rende più o meno sopportabile la fatica del lavoro, possibile il rispetto dei ruoli e la chiarezza dei compiti. L’ambiente deve pertanto essere il più confortevole possibile, rendere le cose possibili, la comunicazione agevole. Anche l’ambiente, pertanto, risponde alla legge delle interferenze costruttive e distruttive ed è, ovviamente, al centro dell’azione del costellatore sistemico.

Il costellatore, infatti, condurrà nella scoperta delle dinamiche nascoste nel sistema. La semplicità del metodo sistemico porterà chiarezza alla squadra, allo staff, alla società così da agevolare la creazione di un ambiente armonico e dalle elevate performance. Questo, nel pratico, significa tradurre il tutto in comportamenti, regole condivise e chiarezza nei rapporti.

Il leader sistemico, elemento al centro di questa azione, sarà, pertanto, chiunque si metta al servizio dell’obiettivo, sviluppando consapevolezza e responsabilità personali e di gruppo,. Un leader sistemico grazie anche a questo “minimo comun denominatore”, comincia ad avere molti strumenti teorico-pratici a supporto della sua azione e, affiancato da un costellatore, sarà in grado di aiutare a definire, pianificare le azioni, rimuovere gli ostacoli, monitorare l’andamento, e raggiungere finalmente gli obiettivi di team, fino anche a misurare i risultati ottenuti e a fornire il miglior follow-up possibile.

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