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Cercare soluzioni non è lo stesso che

risolvere problemi

I manager servono a risolvere problemi


Se non ci fossero problemi due categorie scomparirebbero: i manager e i consulenti come me!

Scomparirebbero temi come:

  • team building
  • come migliorare la comunicazione
  • come decidere meglio
  • e naturalmente il problem solving.

Il clima lavorativo sarebbe migliore. Le lamentele e i mugugni si ridurrebbero al minimo. E i clienti sarebbero soddisfatti e tutti vivremmo felici e contenti.

I problemi, però, sono intrinsechi alla vita umana. Perciò con il tempo, sono stati inventati diversi metodi per risolvere i problemi organizzativi:

  • il diagramma di Ishikawa
  • le mappe mentali
  • il ciclo di Deming
  • i diagrammi di flusso, etc.

Tali metodi si basano sull’utilizzo prevalente della parte logico-razionale. Si sviluppano tentando una riduzione al dettaglio dei componenti della situazione.

Quasi tutti nascono da un approccio ingegneristico.


Una mente da ingegneri


Ma non tutto può essere affrontato con una mente da ingegneri. La maggior parte di noi non è ingegnere e quindi non trova facili molti di questi approcci. Alcuni li trovano pedanti, noiosi, stancanti, pieni di dettagli, anche se tutti ne riconoscono l'utilità.


C'è da dire che la maggior parte sono applicabili in realtà dove la componente umana è minoritaria. Le macchine e le procedure la fanno da padrone. L’operatore umano aiuta a governare le macchine e migliorarne l'output quando si creano scostamenti dai risultati.


In una società come la nostra la maggior parte del lavoro si è smaterializzato. I problemi nascono per lo più nelle interazioni tra gli individui:

  • tra capi e collaboratori
  • tra gli stessi capi
  • tra dipendenti e clienti e così via.

Inoltre i piccoli gruppi hanno problemi meno complessi dei gruppi più grandi. Ogni volta che si aggiunge una persona ad un gruppo di lavoro si aggiunge complessità. Le variabili che influiscono sono:

  • il carattere delle persone coinvolte
  • i loro valori
  • il genere
  • l’età
  • la provenienza culturale.

Non puoi risolvere i problemi umani con metodi nati per gestire le macchine


Nella gestione rientrano variabili che non possono essere gestite con approccio ingegneristico. Non riusciremo a individuare il dettaglio corretto. Sarebbe troppo opinabile.

In effetti, le cose non funzionano, ad esempio, perché un’informazione non è giunta al destinatario. E quest'ultimo non ha potuto fare qualcosa. Oppure non ci sono stati feedback. A cosa lo attribuiamo? Ad antipatie? A darsi per scontati? A malumori per qualcosa che è successo? A scarsa attenzione all'importanza di un dato per un collega? O al fatto che non si parla perché si temono conseguenze spiacevoli? Mah, chissà...


L'automazione ha spesso una motivazione nell'eliminare la variabilità dei comportamenti umani. Nel frattempo, dobbiamo percorrere un'altra strada.


Personalmente uso due metodologie sistemiche per aiutare imprenditori, manager e loro collaboratori:

  1. le Costellazioni Sistemiche Manageriali
  2. il Solutions Focused Approach (approccio focalizzato alle soluzioni)

Delle prime parlo diffusamente in altri articoli della sezione "Editoriale" del blog.


Oggi vorrei concentrarmi sul Solutions Focused Approach.


Un metodo sistemico


Da cosa è caratterizzato questo approccio?

  1. I problemi sono nel passato, le soluzioni sono nel futuro. Quest'asserzione va vista in senso psicologico, non tanto fattuale. Quando le persone si orientano al passato si pongono sulla difensiva. Il timore di essere considerate colpevoli. Orientandosi alla ricerca di soluzioni stabiliscono una nuova meta. Gli animi si dispongono alla ricerca di un accordo su una soluzione comune.
  2. L'origine dei problemi è nelle interazioni. Quindi, bisogna modificare le relazioni tra le persone e non le persone. Per aumentare le performance dove ci sono problemi, bisogna capire cosa succede nelle aree in cui le cose funzionano. Possiamo provare a trasferire le modalità di successo dove le cose non funzionano.
  3. Fare piccoli passi nella direzione voluta trovando un accordo sul prossimo passo a portata di tutti. Così ci si muove nella stessa direzione. Si negozia ciò che è possibile.
  4. La cosa più importante è che non c’è bisogno di esperti esterni per uscire dal problema. Tutte le competenze e le energie per risolvere i problemi sono presenti in azienda. Ecco perché rispetto ai consulenti si parla sempre più di facilitatori. Alcuni facilitatori possono essere addestrati in azienda tra i collaboratori. Essi saranno presenti nei punti critici dell’organizzazione a favorire le interazioni migliori.
  5. Il processo nasce condividendo una stessa base di dati rispetto al problema. Questa diventa la base del confronto per tutti i passi successivi.

Insomma, una metodologia sistemica che ci permette di mobilitare energie nei più vari ambiti:

  • progetti che languono
  • incapacità di raggiungere l’obiettivo nonostante gli sforzi
  • scollamento tra ciò che viene deciso e ciò che viene realizzato
  • sensazione di girare a vuoto
  • confusione
  • ripetitività nel presentarsi del problema.

Questa metodologia ha qualcosa in comune con l’approccio Zen alla realtà. Se ne differenzia perché utilizza uno scenario di futuro perfetto. Lo Zen si concentra sul presente senza pensare al futuro. Il futuro migliore è nel migliore presente.


Per il Solutions Focused Approach dobbiamo stabilire un futuro perfetto. Esso ci dà una stella polare verso cui andare a piccoli passi, possibili e immediatamente attuabili.


Lo Zen parte dal presupposto che non c’è un futuro perfetto cui tendere. C’è solo un presente che contiene aspetti di miglioramento infiniti. Ognuno pratica l’osservazione e coltiva la mindfulness. Si apre alla realtà e sarà la stessa realtà a rivelare nuovi modi di realizzare la stessa cosa. Lo Zen è accolto in tutti i programmi denominati kai-zen.


Ad ogni modo, entrambi sono programmi che innescano un processo di learning organization. Le persone coinvolte divengono una comunità che auto-apprende e che migliora continuamente.

I problemi perdono la loro connotazione negativa.

Acquistano la dimensione di stimolo alla crescita e alla cooperazione.

La cooperazione e la creatività creano benessere individuale e organizzativo.

Ed è per questo che vale la pena di lavorare.


In questo editoriale abbiamo parlato di:

  • problem solving e Solutions Focused approach
  • i passaggi del Solutions Focused approach
  • similitudini e differenze tra approccio Zen e Solutions Focused Approach
  • parola sistemica chiave della settimana: SOLUZIONE (trovi tutti gli approfondimenti sulla pagina no-effort management di Linkedin)
  • benessere individuale e organizzativo attraverso l'approccio sistemico

©️Anurag Rocco Gaeta – no-effort management – 17 aprile 2021

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