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E tu? Sei uno Smart Manager?

Giuro. Ho cercato nei vari dizionari. Non l’ho proprio trovata la definizione di smart come “agile”.


Ho trovato: intelligente, sveglio, brillante, astuto, perfino saccente, ma da nessuna parte “agile”. Ho trovato perfino “rapido”, ma mai agile.

Qui in Italia, smartworking è stato tradotto come lavoro agile. Sarà la tendenza italiana a usare le parole con la massima ambiguità. In tal modo, fatta la legge potremo trovare l’inganno.

In questo articolo, io vorrei mantenere la definizione originaria di smart: intelligente. Tradurre Smart Manager come agile gestore non avrebbe senso.


Cosa definisce un manager intelligente? Innanzitutto, introduce una chiara affermazione. Non tutti i manager sono intelligenti.


Questo può far male a qualcuno.


Di certo la maggior parte dei manager sono astuti risolutori di problemi. O semplicemente astuti nel mantenere lo status quo. In Italia, potremmo avere la tentazione: smart manager come astuto. Non è questa l’accezione che voglio usare: non mi interessano gli astuti. Sì, mi interessano gli intelligenti, coloro che:

  • si interrogano,
  • non subiscono il cambiamento e lo anticipano
  • hanno sensibilità a ciò che sta intorno: clienti, collaboratori, fornitori;
  • sanno dove andare perché hanno visione.


Abbiamo bisogno di tali manager e leader perché il mondo è abbastanza nel caos.



Lo Smart Manager è uno che osserva costantemente. Sa che se semini vento nella vita, raccogli tempesta. Sa che ciò che semini raccogli. Il seme va seguito nella sua crescita.


Allora, un po’ seriamente, ma sotto forma di gioco ho preparato 10 riflessioni.



Rispondi con sincerità.

Ti anticipo che non ci sono punteggi. In genere, i test raccolgono il tuo punteggio e ti incasellano in una categoria. Si basano sulla nostra ansia di non sapere chi siamo. Un punteggio dovrebbe dirci chi siamo? Non scherziamo.

A me non interessa definire il tuo punteggio.

La verità è che ognuno si può spostare da una categoria all’altra in ogni momento. Soprattutto quando si parla di intelligenza. Essa non è data per sempre. È un seme che può radicarsi e crescere. Ma si sciupa facilmente con l’incuria.



Il questionario può essere un vademecum consultabile quando le situazioni si fanno nebulose. In queste occasioni, consultalo e osserva come puoi riportarti verso maggiore chiarezza.


Prendi carta e penna e segnati le tue risposte. Poi, ragiona.


Ricorda: è facile cadere nel’essere non smart. Basta distrarsi. Ci vuole presenza.



Prima riflessione

Smart: i successi dipendono dalle mie capacità, da quelle del mio team e dalla buona sorte.

Non Smart: I successi sono merito mio; gli insuccessi colpa di qualcun altro o della sfortuna


Seconda riflessione

Osservati. Fatto 100 il tempo dedicato ad una interazione:

Smart: dedico almeno il 60% del tempo ad ascoltare, a prendere nota e ad elaborare ciò che sento

Non Smart: le persone vanno convinte. Parlare è dirigere.


Terza riflessione

Smart: concordo i risultati, distribuisco i compiti, e dò e ottengo costantemente i feedback

Non Smart: penso che le persone vadano dirette e controllate. Solo se si sentono con il fiato sul collo producono risultati.


Quarta riflessione

Smart: dedico parte del mio tempo a rivedere modalità operative, a informarmi e a formarmi. Stabilisco buone relazioni

Non Smart: la formazione è perdita di tempo e di soldi. Solo le relazioni ti tengono a galla


Quinta riflessione:

Smart: dedico una parte del mio tempo alla programmazione, ma sono abbastanza aperto a modificarla

Non Smart: tutto è urgente, last in first out


Sesta riflessione

Smart: cedo le attività più operative ai miei collaboratori. Loro crescono e io mi alleggerisco

Non Smart: come faccio io le cose, “loro” non le faranno mai. Ogni volta che faccio fare qualcosa a qualcuno, critico e mi riprendo l’attività se posso.


Settima riflessione

Smart: spingo i collaboratori verso nuove modalità operative o di comportamento con costanza e pazienza

Non Smart: applico la massima: chi è nato tondo, non può morir quadrato


Ottava riflessione

Smart.: nella difficoltà, cerco risposte nel confronto con miei pari livello o con esperti esterni

Non Smart: cerco conforto in uno o più collaboratori e li carico di ansie e frustrazioni. Loro mi possono capire.


Nona riflessione

Smart: i problemi sono nelle interazioni, non nelle azioni dei singoli

Non Smart: c’è sempre un colpevole e cerco di individuarlo


Decima riflessione:

Smart.: le emozioni sono un segnale. Ci sto attento e le ascolto: le mie e quelle delle persone intorno a me

Non Smart: la mia massima è “siamo qui per lavorare! Se hai emozioni vai dallo psicologo!” Io le nascondo e cerco di sopprimerle o eliminarle.


Qualcuno si chiederà come sono arrivato a questa definizione di Smart Manager? Attraverso l’osservazione di me stesso e di tanti manager che ho incontrato e seguito.


L’intelligenza è correlata al benessere tuo e della tua organizzazione.

Senti disagio? Fa parte dell’intelligenza sentirlo, portarlo alla luce e affrontarlo. Il tuo team è a disagio? C’è sicuramente un modo più intelligente per dirigerlo.


Un certo disagio è normale.


Io distinguo il disagio utile da quello inutile. La maggior parte delle persone e delle organizzazioni vive nel disagio inutile.



È questione di avere sensori giusti e strumenti di diagnosi giusti. I nostri sensori in genere sono appannati e in disuso. Siamo pieni di ideali e determinati a volere le cose in un certo modo per aderire a modelli. Allo stesso tempo, sosteniamo poco le nostre visioni che ci derivano da intuizione, perché non aderiscono ad un modello.

Siamo meccanici.

L’intelligenza è il contrario della ripetizione e deriva dall’osservazione.

L’osservazione richiede la costanza di uno scienziato. Mentre faccio, osservo. La maggior parte di noi è impegnata a ripetersi meccanicamente.

L’osservazione può rivolgersi ai movimenti interiori o alle interazioni nel mio team.

Come per ogni cosa, ci vuole allenamento e il giusto mindset.

Lo Zen e le Costellazioni Sistemiche forniscono la chiave per essere uno Smart Manager. In questo consiste il no-effort management che propongo.



Ricorda. È facile cadere nella non intelligenza. L’intelligenza la si può perdere. Ecco perché la natura ci ha dotato delle emozioni. Esse sono un segnale di intelligenza.



Quando si parla di manager, tutto viene evocato tranne che l’aspetto emotivo. Bene. Io sostengo il contrario.

La natura ci ha dotato dell’olfatto. Possiamo immediatamente comprendere quando un cibo è andato a male ed è meglio evitarlo.

La stessa natura ci ha dotato delle emozioni. Esse sono preziose. Non ci danno la soluzione. Ci dicono solo che una certa situazione ci provoca disagio.

Il nostro atteggiamento è quello di volerle evitare. Quando un’emozione prende piede pensiamo che debba essere estirpata da noi. Dobbiamo ritornare “normali” senza quel “disturbo”.

Stiamo sbagliando approccio. Le emozioni sono uno stimolo per la nostra intelligenza.


L’approccio sistemico e lo zen danno le chiavi per uscire dai disagi. Sta a noi applicare tali chiavi nel presente e aprire così le porte al benessere nostro e del nostro gruppo.


Per approfondire lo zen applicato al management clicca qui

Per approfondire le Costellazioni Sistemiche clicca qui.


In questo editoriale abbiamo parlato di:

  • smartworking e smart manager
  • riflessioni per distinguere lo smart manager
  • parola sistemica chiave della settimana: SMARTWORKING (trovi tutti gli approfondimenti sulla pagina no-effort management di Linkedin
  • intelligenza emotiva

©️Anurag Rocco Gaeta – no-effort management – 30 gennaio 2021

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